Dopo mesi e mesi di trattative il parlamento europeo trova un accordo al ribasso nella proposta di legge sulla violenza contro le donne. Numerose infatti sono state le resistenze ad includere nella fattispecie “stupro” un atto sessuale realizzato senza consenso della donna, pur se non accompagnato da altre manifestazioni di violenza fisica. Nella legge non ci sarà quindi un riferimento alla necessità di un consenso della donna perché il rapporto sessuale non sia uno stupro.

Nel frattempo gli episodi di stupro e di violenza contro le donne si moltiplicano. Ciò che ci chiama a riflettere in particolare è la frequenza con cui tale reato viene commesso da maschi giovanissimi che in gruppo aggrediscono e violentano giovani donne e bambine.

Da una sommaria ricerca in internet i casi stupro di gruppo in Italia nel 2023 risultano essere 9 disseminati lungo la penisola: marzo Milano, maggio Montecatini, luglio Perugia e Palermo, agosto Napoli e Rimini, ottobre Torino e Gioia Tauro, novembre Genova e a gennaio 24 il nuovo episodio di Catania. Il gruppo di stupratori va da un minimo di 2 maschi fino a 7 partecipanti; più bassa è l’età delle ragazze stuprate e più si abbassa anche l’età degli stupratori mentre cresce il numero dei partecipanti alla violenza e nel gruppo è sempre presente almeno un maggiorenne.

Tutto questo fa riflettere sul modello di mascolinità che, frutto di una tradizione patriarcale, è ben lungi dall’essere superato. Spesso nelle analisi e nei commenti si mettono in evidenza alcuni aspetti innegabilmente presenti tra le cause di questi crimini: il disprezzo nei confronti delle donne considerate “pezzi di carne” (espressione più volte usata anche nei servizi radiofonici), il degrado ambientale delle periferie urbane, le condizioni di marginalizzazione di chi viene da esperienze migratorie ecc… Certamente tutto questo incide ma forse alla base, soprattutto nelle dinamiche dello stupro di gruppo, c’è la concezione che i maschi hanno di sé e del sesso come metro di misura della propria “identità sociale”. I giovani maschi nel gruppo hanno bisogno di costruire la propria autostima nell’esercizio della violenza in generale e di quella sulle donne in particolare. Alla base dello stupro non c’è il rapporto con la donna ma quello con i sodali nell’azione. Il patologico legame che stringe in un solo concetto sesso e potere struttura ancora la psiche di molti uomini, modelli di questi ragazzi culturalmente deprivati. Cassa di risonanza di questa visione distorta e criminale è certamente la pornografia ma anche il modo in cui viene presentato il successo o il potere d’acquisto che può trasformare tutto in merce da comperare o semplicemente da prendere (ricordiamo per inciso che ad essere coinvolti in episodi di stupro di gruppo sono stati anche i figli di personaggi “ricchi e famosi”). E qui ci vorrebbe una riflessione sulla famiglia e sui modelli culturali che spesso vengono veicolati al suo interno perché a volte sembra comodo addossare le responsabilità di tutto a internet, ai social, all’irresponsabilità di gruppo, agli immigrati…. Una riflessione che può coinvolgere anche la storia, i miti, le narrazioni dai testi religiosi che abbiamo alle spalle…

Gli stupri, di gruppo o individuali, nei confronti di sconosciute o di donne della famiglia (pensiamo al dramma dell’incesto, tanto diffuso fino a poco tempo fa, e tuttora esistente pur se reso invisibile), o ancora agiti da amici di famiglia, da maestri… ci sono sempre stati: ne è chiaro esempio la storia della meravigliosa pittrice Artemisia Gentileschi a cui è dedicata la mostra di Genova. Oggi, nella società delle immagini e della comunicazione di massa gli stupri vengono spettacolarizzati, videoregistrati, inviati sui social e a questa logica di spettacolarizzazione non ha saputo sottrarsi nemmeno la mostra genovese che ha allestito appunto la “sala dello stupro” forse per attrarre più visitatori. Insomma cambiano i tempi e le mode ma il modo in cui i maschi guardano al sesso, al potere e a se stessi fa moltissima fatica a cambiare.

Le nuove normative hanno aiutato e potranno ancora aiutare a rendere stabile, condiviso e socialmente riconosciuto il cambiamento, ma come è evidente dallo stallo del parlamento europeo, le resistenze sono fortissime anche a livello politico e statuale. Per questo è sempre più necessario il nostro impegno come OIVD perché il compito che ci siamo scelte è favorire il cambiamento culturale smascherando il sistema di oppressione, che il patriarcato porta con sé, svelandone le tracce nelle istituzioni, nelle formazioni politiche e religiose, e denunciando tutte le forme di violenza strutturale a partire da quella delle guerre; ma soprattutto è nostro compito cercare con determinazione vie di comunicazione con le nuove generazioni che possano aprire orizzonti di vita e di gioia per tutte e tutti.

AUTORE

O.I.V.D.

DATA

Febbraio 2024