L’Osservatorio Interreligioso sulle Violenze contro le Donne (O.I.V.D.) è un’organizzazione volontaria, spontanea, di base, autonoma e indipendente da istituzioni religiose e laiche.

Breve excursus su origine e ragion d’essere

L’ Osservatorio è nato nel solco dell’“Appello ecumenico alle chiese cristiane contro la violenza sulle donne” (9 marzo 2015), documento promosso dal Consiglio della Federazione Chiese Evangeliche in Italia, condiviso, rielaborato e sottoscritto da dieci Chiese Cristiane presenti in Italia. Sulla scia di tale evento, il SAE di Bologna, sotto l’impulso della responsabile di allora, Paola Cavallari, promosse Tavole rotonde interreligiose dal titolo “Religioni e Violenza contro le donne”, un ciclo di appuntamenti a scadenza annuale, in collaborazione con la Fondazione per le Scienze religiose Giovanni XXIII (Fscire).

Nella seconda di queste giornate (maggio 2017), germogliò la volontà di assumere responsabilmente l’Appello dando vita a un Osservatorio. Un manipolo di donne di varie religioni e di varie regioni italiane, sotto lo stimolo della stessa Paola Cavallari, elaborava successivamente un fondanti) che si impegnava per attuare una vigilanza sull’Appello. Ma non solo: Protocollo d’intesa (si veda documenti più in generale, lanciava il progetto per una “presa di parola”, da parte di donne credenti, che risvegliasse l’esigenza di una civiltà e di una cultura – sia in ambito religioso, sia in prospettiva laica- improntate alla giustizia fra sessi/generi e alla pari dignità di donne e uomini in ogni ambito del vivere sociale. Il progetto non era confinato alla prospettiva religiosa e alla ricerca spirituale, ma queste erano centrali. Esistevano infatti in Italia parecchie associazioni impegnate nella denuncia della violenza di genere; noi volevamo aggiungere a questo arcipelago, con cui interagiamo intensamente, un organismo sui generis.

Era la voce chiara e forte di donne credenti che, unite trasversalmente in una comunione sororale:

  • riaffermavano la loro scelta di fede come Ruah, spirito fecondante, crescita e dilatazione della propria soggettività; ribadivano il messaggio di giustizia e dignità per donne e uomini che le Scritture avevano originariamente annunciato,
  • denunciavano il sequestro poi avvenuto, esercitato dalla casta maschile dei funzionari del sacro, autoelettesi auctoritas esclusiva;
  • condividevano – ognuna con la propria sensibilità- le istanze del femminismo (vero artefice di processi trasformativi profondi, “di decolonizzazione delle nostre menti e tutto il nostro essere”2);
  • asserivano l’influenza misogina strisciante che le istituzioni religiose determinavano nella politica e nella società (anche in una cultura che si dichiarava laica);
  • si impegnavano per lo smascheramento delle istanze sessiste intrinseche a tali tradizioni
  • promuovevano un’economia simbolica dove le voci di donne, di bambini, di qualsiasi vivente non fossero più non credute, sottostimate, rese irrilevanti o, peggio ancora, fossero confinate in un indistinto afasico, di “non voci”.

Ciò comportava, in primis, un esercizio di disidentificazione dai modelli tradizionali vigenti trasmessi dalle comunità religiose (chi più, chi meno). Richiedeva inoltre l’orgoglio e la fierezza di quella parresia che dà voce all’intelligenza del cuore, a quella sete di giustizia che maestre -come Simone Weil- ci hanno suggerito di mai tacitare, resistendo alle insidie, alle disconferme alle colpevolizzazioni e manipolazioni tentacolari a cui tali istituzioni ricorrono (sempre lo hanno fatto nella storia). L’androcentrismo e la misoginia coappartengono al veleno del clericalismo, per noi ne sono la radice: andavano perciò nominati con l’intelligenza di un femminismo maturo e critico; essi non solo alimentano un immaginario che deprezza e svilisce l’integrità femminile, ma solidificano quelle strutture di peccato che, appellandosi alle idolatrie della Tradizione (che in realtà è tradizionalismo) o della “Legge di natura” (che di naturale non ha nulla), rendono invisibile- per quanto all’opera- la colonizzazione esercitata dagli uomini.

L’ Associazione è stata dunque fondata da donne di religioni differenti, a cui in seguito si sono aggregate/i anche donne e uomini che nutrono orizzonti e valori laici.

Il nome della associazione

Osservatorio

Legittimare lo sguardo femminile sul mondo, ribaltando così una tradizione culturale che vedeva le donne oggetto di sguardo da parte degli uomini o le induceva a valutare sé stesse secondo paradigmi e visioni virili. All’origine il termine scaturì dalla determinazione a costituirsi “osservatorio” dello sviluppo e delle sorti dell’Appello (vedi sopra). In effetti quel documento fu misconosciuto dalla maggioranza delle comunità, e lo sarebbe stato ancor di più se l’OIVD non avesse esercitato comunque un’eco all’evento.

Interreligioso

Tenere la barra dritta sulla trasversalità della colonizzazione femminile per mano del kyriarcato maschile, trasversalità che percorre tutte le culture religiose (chi più chi meno). Data questa premessa, la strada obbligata è la pratica di un franco dialogo interreligioso per affinare i saperi, rispondere alle sfide, incrementare la consapevolezza di una diseguaglianza che è alla radice di ogni diseguaglianza e diffonderla presso altre donne e uomini.

Violenze

La parola è al plurale e non a caso. Le violenze visibili e oggettivabili sono solo la punta dell’iceberg che potrebbe rappresentare – idealmente- l’universo delle violenze, che si dislocano su vari assi: da quelle materiali a quelle immateriali, le quali si diramano poi in vari ambiti; e spesso sono troppo pervasive e non hanno nome. Nominare le violenze è già un atto che denota la consapevolezza del torto/vessazione subita. Abbiamo coscienza di quanto questo campo di ricerca-azione sia profondamente aggrovigliato e complesso: ciò ci sprona ancor di più a impegnarci per farne emergere i lineamenti, i profili; e a contrastare una cultura dell’intolleranza (a volte una cultura dello stupro) che vede al primo posto e da anni, come vittime, le donne.

Donne

Sul termine ci siamo già dilungate. Precisiamo ulteriormente che al nostro interno due convincimenti si affiancano: il primo crede che le violenze sulle donne siano la radice prima di ogni altra sopraffazione e che il femminismo sia da sempre un movimento contro tutti gli autoritarismi e prevaricazioni; il secondo sostiene che l’oppressione si declina in varie forme, tra cui il razzismo, il sessismo, il classismo e la normatività eterosessuale: è il cuore del femminismo intersezionale.

Cantiere aperto

Ci siamo date una veste formale definita (vedi statuto), ma tale impalcature con i suoi organismi statutari (il consiglio direttivo e l’assemblea) non sono gabbie che irrigidiscono le nostre pratiche. Siamo assai flessibili nell’organizzazione e nella gestione delle attività: come si potrà leggere nella voce del menù, i laboratori sono il cuore pulsante della associazione. Il laboratorio è costituito da un gruppo di socie/i, disseminati lungo il territorio nazionale, che interagiscono attraverso la piattaforma Zoom, si confrontano su progetti e danno forma ad eventi e azioni di natura culturale: lo scopo è quello di sensibilizzare, informare, coinvolgere sui temi inerenti al nostro progetto complessivo. Stesse azioni compiono i gruppi locali, che si radicano su un territorio specifico.

Identità Giuridica di OIVD

L’Osservatorio Interreligioso sulle violenze contro le donne (O.I.V.D.) è una Organizzazione di Volontariato (ODV) ai sensi del Decreto legislativo n° 117 – del 03.07.2017 “Codice del Terzo Settore”  ed è iscritto al Registro Unico del Terzo Settore  RUNTS con Atto amministrativo della Giunta Regione Emilia Romagna – Det. Dirigenziale n° 16309  del 30.08.2022 .

L’ O.I.V.D. è altresì accreditato a beneficiare del contributo del 5×1000, con il codice fiscale n°   91423540375
L’O.I.V.D. si autofinanzia con le quote del tesseramento di soci/socie  e le loro donazioni.

Chi fa parte dell’Osservatorio

Vi fanno parte donne e uomini che si impegnano a vari livelli nella questione politica delle violenze maschili sulle donne e minori: sia persone che si riconoscono in comunità religiose strutturate, sia chi aderisce a varie forme di spiritualità o vive un’autonoma ricerca spirituale, sia chi si autocomprende come agnostico/agnostica.

Come operiamo

Come già detto, operiamo in laboratori: ognuno ha un suo centro di interesse, la propria autonomia ideativa e operativa. Qualche socia/o è impegnata/o in più settori. Un filo rosso lega i laboratori. Tutti i settori partono dalle premesse che abbiamo esposto all’inizio e che non ripetiamo, e le articolano secondo UNO “studio” e UNA precisa pista di ricerca; i loro materiali sono tessere che, chi ci legge, ognuno/a nella sua originalità, saprà ricomporre in un quadro policromo e coerente.

Metodi

Cerchiamo di esercitare, sostenere, promuovere:

  • il linguaggio inclusivo,
    avverso alla saccente indifferenza per un mondo costituito da differenze, e non popolato da UN sesso solo, quello maschile, che si spaccia come onnicomprensivo, e perciò si autoelegge universale.
  • il metodo della laicità
    (avversa all’oscurantismo del conformismo)
  • il metodo della trasparenza (avversa alla segretezza, praticata dai sistemi autoritari):
  • il metodo della interdipendenza, reciprocità, superamento degli steccati tra “chi sa e chi non sa”. Il nostro agire sorge dal basso e dal basso trae linfa. Siamo “attiviste”- per usare un termine usato nel mondo anglosassone- e nello stesso tempo siamo donne  uomini preparate/i a livelli diversi sul piano delle competenze teologiche. Riaffermiamo così quel superamento delle polarità gerarchiche (ad esempio tra “teoriche” e “militanti”- che si rifà alla polarità “mente” e “corpo”), già presente in gran parte della teologia femminista. Tutte/i “pensiamo e agiamo”.
  • le pratiche che potenziano i vissuti e le esperienze personali, l’esporsi con la propria intelligenza critica. Tale metodo, nato dai gruppi di autocoscienza femminista, dà valore al corpo, al sentire soggettivo, ed è avverso al conformismo (quello del pensiero dominante come quello che può crearsi in contesti “di nicchia” o “alternativi”), alle costruzioni  di pensiero astratte e impersonali, che obliano la soggettività sessuata di ogni individuo, o che vengono usate per manipolare.

Atti fondativi

Statuto e protocollo d’intesa

Il consiglio direttivo

Attualmente il Consiglio direttivo è composto da:

Le funzioni del Consiglio, così come quelle della Assemblea sono definite nello Statuto.

Atti fondativi

Protocollo d’intesa:

Statuto e Protocollo d’intesa

Il consiglio direttivo

Attualmente il Consiglio direttivo è composto da:

Le funzioni del Consiglio, così come quelle della Assemblea sono definite nello Statuto.

Donazioni

A che servono le donazioni?

Una parte servono a ricoprire dei costi fissi, per esempio gli abbonamenti a società di comunicazione (per es quella del sito, una consulente commercialista etc); la maggioranza del denaro è utilizzata per organizzare eventi in presenza o per scopi editoriali.

Tutti i nostri appuntamenti on line sono gratuiti e accessibili senza costi a chi ne fa richiesta.

Per sostenere l’associazione potete:

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Iban: IT 57F0306909606100000170977
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  • Fare una donazione (episodica o regolare)
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