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Uno sguardo femminista sul Progetto “Il coraggio di guardare”
Il 20 gennaio 2025 gli avvocati dello studio legale Westpfahl Spilker Wasti di Monaco di Baviera hanno presentato al pubblico il rapporto di una indagine sugli abusi sessuali sui minori da parte del clero nella Diocesi di Bolzano- Bressanone, indagine commissionata e finanziata dalla stessa Diocesi come prima fase del progetto “Il coraggio di guardare”. Si tratta del lavoro della prima commissione indipendente nella Chiesa Italiana che affronta questo tema: i maldestri tentativi della CEI di redigere un rapporto negli ultimi anni si sono rivelati non solo incompleti e su un arco temporale molto limitato ( il rapporto di Bolzano copre un periodo dal 1964 al 2023), ma soprattutto affidati ad istituti che non godono di quell’aspetto della terzietà indispensabile per uno sguardo affidabile. Nel rapporto dello studio tedesco ci sono alcuni punti cardine su cui si focalizza l’attenzione tra i quali la constatazione che i casi esaminati sono solo la punta di un iceberg e che rivelano un quadro sistemico della violenza (scenario sempre negato dai rappresentanti della CEI), ma il punto che qui mi interessa esaminare è l’alta percentuale di abusi sulle persone di sesso femminile (68%). A pagina 21 del rapporto così si legge:
“Rafforzamento del ruolo delle donne. Ci si riallaccerà innanzitutto al fatto che uno dei risultati maggiormente sorprendenti a giudizio dei relatori, sinora primariamente occupatisi delle (arci) diocesi tedesche, consiste nella forte prevalenza del sesso femminile tra le persone offese nel contesto della Diocesi di Bolzano-Bressanone. Questa potrebbe essere una delle ragioni del fatto che- e questo è un altro risultato sorprendente- a rivolgersi al Centro indipendente di ascolto per testimoni e persone offese sono state in gran prevalenza donne. Questo dato è tanto più notevole se si considera che non si trattava assolutamente “solo” di persone direttamente coinvolte bensì semplicemente di soggetti che non intendono tollerare il fenomeno degli abusi sessuali e, in particolare, non vogliono accettare che questi aspetti vengano sottaciuti o trattati in modo inadeguato….E’ un dato che non solo depone a favore di un maggior coinvolgimento delle donne, interessate alla tematica degli abusi sessuali e della loro eliminazione nelle attività di indagine, elaborazione e prevenzione in questo settore. Legare questo aspetto, come hanno fatto i relatori alla richiesta del “rafforzamento del ruolo delle donne nelle funzioni dirigenziali ecclesiastiche” è in realtà una mezza verità. Secondo l’esperienza maturata dai relatori, sono infatti proprio le donne, direttamente coinvolte o meno, a comprendere evidentemente la questione degli abusi sessuali molto meglio di quanto spesso evidenziato dai loro omologhi maschi”.
Cioè il report evidenzia come di fronte al tema dell’abuso la sensibilità e l’attenzione delle donne sia maggiore rispetto a quella degli uomini. La mia esperienza non può che confermare ciò dal momento che da alcuni anni sono attiva in un laboratorio, il Laboratorio Re-in-surrezione, una rete di persone provenienti da varie associazioni o sensibili al problema, nonché vittime di manipolazioni o abusi del clero, che è stato creato ed è gestito da donne, così come sono attiva nel coordinamento Italychurchtoo, nato e ideato da un gruppo di donne (oggi esteso anche ad uomini). Ma non è solo la maggiore sensibilità che mi/ci spinge ad occuparci della questione abusi, bensì la consapevolezza che la violenza sessista nella chiesa ci riguarda in prima persona come
donne perché nasce dalla misoginia unita al potere del sacro, come ben dichiarato nel protocollo del Laboratorio Re-in-surrezione:
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